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“Non vivo fino a 90 anni”: La Rivelazione Cruda di Manuel Bortuzzo che Gela la Casa e Insegna la Vita

Ci sono momenti, all’interno del flusso costante e spesso leggero della televisione, che squarciano il velo della finzione. Momenti in cui la realtà, con tutto il suo peso specifico, irrompe senza preavviso, costringendo chi guarda a fermarsi, a riflettere, a sentire. Uno di questi momenti si è consumato in un pomeriggio apparentemente tranquillo tra le mura della casa più spiata d’Italia, quella del Grande Fratello. Protagonista, un ragazzo che ha già vissuto più vite di chiunque altro: Manuel Bortuzzo.

La scena è intima, quasi rubata. Manuel è seduto in giardino, o forse in veranda, lontano dal clamore delle dirette serali. Con lui ci sono Lulù Selassié e Aldo Montano. Si parla, come spesso accade, della vita fuori, di persone conosciute. Ed è qui che la conversazione prende una piega inaspettata. Manuel, con il suo solito tono pacato ma profondo, inizia a raccontare di una ragazza che conosce, una persona affetta da disabilità molto gravi.

Non è un racconto fatto per cercare compassione, ma l’inizio di una riflessione ad alta voce che tocca corde emotive profonde. Il discorso scivola inevitabilmente sulla sua, di condizione. Su quella sedia a rotelle che è diventata parte di lui, simbolo di una tragedia ma anche di una rinascita incredibile. È in questo preciso istante che Manuel pronuncia la frase che fa calare il gelo.

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“Purtroppo a pochi anni di vita… già io non ne ho tantissimi”, ammette, con una naturalezza che è quasi più scioccante della frase stessa.

Le sue parole non sono un lamento. Sono una constatazione. Una presa di coscienza lucida, quasi scientifica, della sua realtà. Parla della sua amica, ma il paragone con la sua vicenda personale è immediato, inevitabile. Racconta di quella “situazione in cui si trova”, una situazione che, realisticamente, non gli prospetta “una vita lunghissima”.

Accanto a lui, Lulù, che in quel momento pendeva dalle sue labbra, viene letteralmente spiazzata. Il suo volto tradisce l’impatto. È “abbastanza provata”, come se quelle parole l’avessero colpita fisicamente. È la reazione che avrebbe chiunque di noi. Siamo culturalmente programmati per rifiutare la finitezza, per vedere la giovinezza come una promessa di immortalità. Sentire un ragazzo giovane parlare della propria aspettativa di vita in termini così crudi è un tabù che si rompe.

Ma Manuel non si ferma. Vede lo shock sul volto di Lulù e, quasi per rassicurarla, rincara la dose, ma con una sfumatura diversa. “È ma è vero”, insiste, con calma serafica. “In una situazione così non è che vivo fino a 90 anni, è normale”.

“È normale”. In questa singola parola c’è tutto l’universo di Manuel Bortuzzo. C’è l’accettazione non passiva, ma attiva e consapevole, del proprio destino. C’è il realismo di chi ha guardato in faccia la morte e ha capito che fare patti con la realtà è l’unico modo per dominarla, per non esserne schiacciato. Non c’è autocommiserazione nel suo tono. C’è, al contrario, una forza quasi spaventosa, la forza di chi ha smesso di mentire a sé stesso.

Per comprendere appieno la portata di questa dichiarazione, bisogna fare un passo indietro. Bisogna ricordare chi è Manuel Bortuzzo. Non è solo un concorrente di un reality show. È un ex promessa del nuoto, un atleta la cui vita è stata spezzata in una notte assurda da un proiettile vagante che non era destinato a lui. Una tragedia che lo ha costretto su una sedia a rotelle, rubandogli l’uso delle gambe e, con esse, il suo primo, grande sogno.

Da quel giorno, l’Italia ha imparato a conoscere non solo la sua storia, ma anche il suo spirito. Uno spirito indomito, che lo ha portato a tornare in acqua, a scrivere libri, a diventare un simbolo di resilienza. Ma quello che è emerso in quel pomeriggio nella casa del GF è qualcosa di ancora diverso. Non è l’eroe pubblico, non è l’atleta simbolo. È l’uomo. È Manuel, un ragazzo di vent’anni che fa i conti con le conseguenze a lungo termine della sua lesione.

Le sue parole sulla longevità non sono un’opinione campata in aria. Sono il frutto di una consapevolezza medica. Una lesione midollare di quella gravità sottopone il corpo a uno stress costante e a una serie di complicazioni a catena che, statisticamente, possono influenzare l’aspettativa di vita. Manuel lo sa. E invece di nascondere questa verità sotto il tappeto, invece di rifugiarsi in un ottimismo cieco e artificiale, sceglie di guardarla dritta negli occhi.

È qui che la sua riflessione, iniziata in modo così cupo, si capovolge, trasformandosi in una delle lezioni di vita più potenti mai trasmesse in un contesto simile.

Proprio quando Lulù (e con lei il pubblico a casa) è ancora sotto shock, Manuel offre la chiave di volta del suo pensiero. “Tutto sommato”, prosegue, “non conta la quantità di anni che una persona vive, bensì come riesce a viverli. E soprattutto, se riesce a goderseli pienamente”.

In questa frase c’è il manifesto della sua esistenza. È un ribaltamento totale di prospettiva. Se non puoi controllare la quantità del tempo che ti è dato, puoi e devi controllare la qualità di ogni singolo istante. Manuel non sta dicendo che la sua vita sarà breve e quindi triste. Sta dicendo che, proprio perché consapevole che potrebbe essere più breve di altre, ogni giorno assume un valore inestimabile.

La sua non è rassegnazione, è epifania. È la filosofia di chi ha compreso che la vita non si misura in decenni, ma in intensità, in momenti, in amore, in esperienze. È un messaggio che disarma perché ci costringe a interrogarci sulla nostra, di vita. Quanti di noi, che danno per scontato di arrivare a 90 anni, sprecano giorni, mesi, anni, in attesa di un futuro che non è garantito a nessuno?

Manuel, dal pulpito involontario del giardino del Grande Fratello, ci ricorda che l’unica cosa che possediamo davvero è il presente. E che la vera disabilità non è quella fisica, ma quella di chi non sa “godersela pienamente”.

La reazione di Aldo Montano, campione olimpico, abituato alla disciplina e alla mentalità vincente, è stata di profondo rispetto. In quel momento, le gerarchie della casa, le strategie di gioco, tutto è svanito. C’erano solo tre persone che discutevano del senso ultimo dell’esistenza, e colui che aveva la lezione più importante da insegnare era il più giovane, quello con il fardello più pesante.

Manuel Bortuzzo lascia il Grande Fratello Vip: "Mi rimetto a posto"

Questa confessione shock, questo momento di televisione-verità, ha avuto un’eco potentissima. Ha costretto il pubblico a smettere i panni di spettatore giudicante e a indossare quelli dell’ascoltatore empatico. Ha dimostrato che la vulnerabilità, quando è autentica, è la forma di forza più rivoluzionaria che esista.

Manuel Bortuzzo non ha cercato la pietà. Non ha chiesto un’immunità o un voto in più. Ha condiviso il suo pensiero più intimo, un pensiero che probabilmente lo accompagna ogni giorno, e lo ha fatto con una generosità disarmante. Ha preso un argomento considerato un tabù assoluto – la propria morte – e lo ha reso un inno alla vita.

La sua non è una “profezia”, come è stata forse interpretata da Lulù nel suo sbigottimento iniziale. È un piano di vita. È la decisione consapevole di riempire il tempo che ha, qualunque esso sia, con un’intensità tale da renderlo infinito. Vivere per 90 anni in bianco e nero o vivere per un tempo indefinito, ma a colori. Manuel ha fatto la sua scelta. E con le sue parole, ha costretto milioni di persone a chiedersi quale sia la loro.

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